domenica 3 novembre 2013

CARA ACCISA...




"Lo Stato colpisce ancora", sarebbe questo il titolo ideale per descrivere un altro autogol che qualche burocrate ha deciso di riservare al settore dei distillati italiani.

Col decreto legge N. 104 del 12 settembre 2013, il Governo ha previsto di recuperare parte del fabbisogno finanziario attraverso l'inasprimento delle accise sugli alcolici, che hanno già subito un primo incremento di oltre il 13% ad inizio ottobre e che aumenteranno a gennaio 2014 e a gennaio 2015 per un totale di +27,40% rispetto al livello odierno.

Un esempio pratico: un litro di alcool puro ha un valore di produzione di circa un euro, su di esso grava un'accisa di otre otto euro sul qualche poi si dovrà applicare anche l'Iva del 22%.

Non tiene a nostro avviso, la giustificazione che in Italia il peso delle accise sugli alcolici pesi meno rispetto a quello che viene applicato negli altri paesi europei, sopratutto del Nord. Se nel resto d'Europa tale balzello ha lo scopo di limitare l'utilizzo dei superalcolici tra la popolazione, in Italia l'unico e solo scopo è quello di scippare ulteriormente gli utili delle circa 140 distillerie, con gravi conseguenze a livello di occupazione, crescita e nuovi investimenti.

Riprendiamo la nota dell'Istituto Nazionale Grappa che a tal proposito, tramite le parole del suo Presidente Elvio Bonollo ha lanciato giustamente un grido d'allarme rivolto a Governo e Parlamento:" la Grappa infatti – dice -  ha un consumo essenzialmente nazionale, e quindi un aumento delle accise nel nostro Paese è destinato a colpire praticamente l’intera produzione, riflettendosi in un calo immediato dei consumi, già penalizzati dalla crisi economica in corso". 

E continua: "Il sistema delle accise ‘forti’ viene utilizzato nei Paesi nordici, che le fissano su livelli più elevati di quelli italiani, per limitare il consumo smodato di alcool - sostiene Bonollo- (tra l'altro senza molto successo n.d.a.), ma in Italia questo aspetto sociale (e culturale), non si rileva. Nel nostro paese le accise rivestono, dunque, un'utilità quasi esclusivamente fiscale. Tuttavia, è dimostrato che agli attuali livelli di accisa ogni aumento si rivela essere un clamoroso ‘flop’ da parte dello Stato, che incassa minori accise poiché i consumi, a fronte dei forti aumenti di prezzo, determinati appunto dalla maggior pressione fiscale, calano più che proporzionalmente, con l’effetto di lasciare un maggior buco nelle casse dello Stato, non coprire i fabbisogni finanziari previsti e in più rovinare l’economia delle molte aziende di piccole e medie dimensioni che costituiscono l’industria italiana delle bevande alcoliche".

Un vero e proprio dramma per i distillatori italiani che, già oberati da procedure ed incombenze talmente pesanti da rasentare il ridicolo (es. le dichiarazioni fiscali giornaliere, lo stretto controllo sul consumo energetico degli impianti, o la ridicola tassa sull'evaporazione), si troveranno di fronte a cali dei consumi stimati anche del 40%.

Molte di queste distillerie saranno costrette molto probabilmente a chiudere i battenti.

Per questo motivo, con queste poche righe e su queste pagine, portiamo alla luce il problema. Cominciamo a sensibilizzare il nostro pubblico, e nel nostro piccolo, assicuriamo a tutti i distillatori il nostro sostegno e la nostra solidarietà: noi continueremo a bere le vostre grappe!

Ne abbiamo incontrati molti nel nostro cammino iniziato due anni or sono e tutti ci hanno dimostrato come solo la passione per il loro lavoro, quando è anche una tradizione familiare dalle origini lontane, permette loro di stringere i denti e di continuare.

Ma sarebbe questo il modo di proteggere uno dei prodotti nazionali più preziosi?

Vogliamo davvero salvare la nostra tradizione o ci si riempie la bocca solo di belle parole?

Vogliamo mantenere  l'occupazione, le aziende ed i loro profitti nel nostro Paese?

L'aumento previsto delle accise di sicuro avrà una conseguenza: creare un vantaggio competitivo unico per le multinazionali delle bevande alcoliche per le quali, un aumento delle accise in Italia, comporterà solo una riduzione dei fatturati nazionali a fronte magari di quelli a due cifre di qualche paese emergente.

Con buona pace per tutti noi....

Testo Conte.








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